Mèva bianco

Vino giovanile, fresco e profumato. Adatto ad un aperitivo ma capace di “reggere bene” anche un pasto completo. Si accompagna perfettamente con piatti della tradizione romana, salumi e formaggi di media stagionatura.
Prodotto con uve Malvasia del Lazio anche conosciuta come malvasia puntinata per via della presenza di puntini grigi sugli acini.

MèVA ROSSO

Vino giovanile e spensierato. Per un barbecue con gli amici o una cena romantica. Abbinato a piatti di salumi o della tradizione romana da meglio di se. Prodotto con uve Cesanese, un vitigno autoctono del Lazio, avvolge l’atmosfera con note speziate con punte di ciliegia e petali di rosa. Vino di recente introduzione. La parola “Mèva”, che in catalano significa “mia”, è stata scelta per rappresentare un punto di passaggio generazionale. Un modo in cui Valerio e Laia, le cui origini risiedono proprio in Spagna, segnano l’inizio della loro generazione. Racconta Valerio: “da quando mi occupo dell’azienda ho fatto tutto quanto era nelle mie capacità per migliorare i vini che ho ereditato dalla mia famiglia seguendo uno stile inconfondibile che li accomuna. Poi ho voluto fare qualcosa di nuovo, di diverso, di mio. Una bottiglia nuova. Una bottiglia che potesse essere l’espressione del cambiamento pur rimanendo culturalmente legato alla tradizione. Questa è la prima bottiglia mia o come direbbe mia moglie … Mèva”.

donna paola

Un vino di forte personalità. Colore giallo paglierino carico. Buona struttura ma allo stesso tempo fresco e profumato. Malvasia puntinata e Semillòn per un blend molto versatile che ben si adatta alle diverse esigenze esaltandone al massimo le caratteristiche. Da una pasta con le vongole ad un pesce di lago o ad un piatto della tradizione romana. Colonna portante della produzione e proprio per questo porta il nome di quella donna che verso la fine degli anni sessanta decise che ai Castelli Romani si doveva fare un grande vino. Una donna di forte personalità che ha saputo imporsi sul panorama internazionale : Donna “Paola Di Mauro”.

perlaia

Vino strutturato e di grande bevibilità. Tannino morbido anche se piuttosto presente. Perfetto a cena magari accompagnato da una carne stufata, un brasato o una bistecca. La cucina romana con la coda alla vaccinara, gli involtini o la trippa sono degli ottimi abbinamenti. Merlot e Sangiovese donano a questo vino eleganza, mentre il leggero passaggio in botte di rovere gli conferisce quella giusta dose di maturità. Le etichette sono state studiate da una designer fiorentina e trasmettono quella sensazione di continuità tra il prima ed il dopo, tra l’antico ed il moderno. Sempre attuale ma con le radici ben piantate in un solido passato. Dedicato da Valerio a sua moglie Laia.

le vignole

Una macerazione sulle bucce gli conferisce un colore più carico e lo rende un vino di buona struttura mentre la Malvasia puntinata e il Sauvignon Blanc lo rendono accattivante e profumato. Adatto ad un pasto importante. Abbinato con dei formaggi stagionati o un pesce non troppo semplice trova il suo perfetto abbinamento. Ottimo con un ragù di carni bianche o una cacio e pepe. Racconta Valerio : “Diversi anni fa mi trovavo con mio padre a cena in un ristorante durante il periodo del Vinitaly. Bevemmo una bottiglia. Ricordo perfettamente il mio stupore quando la assaggiai. Non saprei dire se fosse il vino più buono mai bevuto ma non mi importava. Ricordo perfettamente l’emozione che mi trasmise. Dissi a mio padre che quello era il genere di vini che avrei voluto fare da “grande”. Un vino che poteva restare a lungo legato ad un ricordo. Un vino che poteva rimanere indelebile nella mente. Dopo qualche anno capii, proprio quando quell’obiettivo era stato raggiunto, che non avrei potuto creare uno standard da riprodurre ogni anno perché non avrei potuto legare più emozioni ad un solo vino altrimenti queste si sarebbero confuse tra loro. Capii che volevo un vino sempre diverso. Ogni annata doveva essere l’espressione di un periodo cosi che ogni sorso mi avrebbe potuto ricordare i passi già percorsi”.

il vassallo

Un taglio bordolese. Vino molto strutturato e molto persistente. Perfetto con cacciagione e carni importanti. Lunga macerazione sulle bucce ed affinamento in rovere francese. Come per Le Vignole per questo vino vengono utilizzati solo i vitigni più vecchi e le uve selezionate attentamente. E’ a questo vino che si deve la fortuna della famiglia Di Mauro. Verso l’inizio degli anni ottanta l’azienda produceva un unico rosso all’interno del quale finivano un po’ tutti i vitigni dai più giovani ai più vecchi. Un buon amico di famiglia, nel tempo poi diventato un illustre personaggio del mondo vinicolo, diede uno di quei consigli che possono cambiarti la vita. Talmente semplice che nessuno ci aveva in realtà pensato. L’idea era quella di separare i vitigni più vecchi da quelli più giovani. Di selezionare solo alcuni vitigni, di diminuire la resa per ettaro e di fare un grande vino. All’epoca era difficile pensare ad un grande rosso ai Castelli Romani da sempre vocati ai bianchi. Forse quella è stata la decisione migliore mai presa. E’ grazie al vassallo se l’azienda è potuta crescere e farsi conoscere nel mondo. Proprio come un vassallo lavorava le terre per il signore feudale così questo vino stava lavorando per rendere l’azienda la Colle Picchioni che oggi conosciamo.

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